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Seconda visita dal sig. Antonio


di Faber77
02.12.2024    |    7.637    |    7 9.3
"Antonio, entrava e usciva comodamente dal mio buco, mentre la sua mano nerboruta mi stava segando..."
Quella notte avevo dormito poco.
Ero piuttosto agitato per la seconda visita dal signor Antonio.
Non sapevo cosa mi avrebbe atteso, diciamo però che in fondo in fondo speravo che in quella giornata avrei sentito quel grosso attrezzo dentro di me.
Così quella mattina mi alzai prima del solito e mi lavai accuratamente.
Feci un colazione leggera e andai a casa del signor Antonio.
Aprì la porta, mi stava aspettando.
"Ciao caro": mi salutò con affetto.
"Buongiorno sig. Antonio": risposi
Mi fece accomodare; in sala aveva allestito un piccolo studio artistico per l'occasione: un cavalletto con una tela bianca e un seggiolino posti di fronte al divano, che aveva decorato con un drappo colorato e dei cuscini.
"Sei talmente bello che voglio farti un quadro, poseresti per me?" Mi chiese Antonio.
Ero lusingato, accettai volentieri.
Mi stesi semisdraiato sul divano; il signor Antonio si mise a ridere: "veramente intendevo che avresti posato nudo".
Mi vergognai molto per la mia dabbenaggine.
Mi spogliai e mi posizionai sul divano.
Antonio mi osservò da lontano e a più riprese si avvicinó a me per trovare la miglior posizione per il suo quadro; prima mi fece spostare un braccio, poi mi mise in posizione le gambe infine mi toccò proprio lì in mezzo... fu come toccare un interruttore: sembrava che il mio uccello non aspettasse altro e si eresse istantaneamente in tutto il suo vigore.
"Calma" mi disse Antonio: "oggi faremo le cose con calma".
Si mise seduto dietro il quadro ed inizió il suo lavoro.
Pian piano l'eccitazione si dissolse.
Il sig. Antonio disegnava a matita, poi prese i pennelli e cominciò a stendere i colori sulla tela.
Ogni tanto mi faceva qualche domanda e parlavo con lui, ormai la mia nudità non era più per me una vergogna, mi ero abituato a stare nudo di fronte a questo signore.
Dopo qualche ora mi comunicò che aveva finito di dipingere. Mi chiese di avvicinarsi al quadro e di guardare il suo lavoro.
Il quadro non mi riprendeva fedelmente, ma aveva qualcosa di brutale, di animale che traspariva dalle pennellate, era palpabile il desiderio di possesso che emanava il dipinto.
Solo la vista del mio corpo raffigurato sulla tela mi fece nuovamente eccitare.
"Sono soddisfatto del risultato" mi disse. Non capivo se si stesse riferendo al quadro o alla mia erezione, fatto sta che si girò verso di me, mi infilò una mano in mezzo alle chiappe e con l'altra mi afferrò l'uccello.
Mi lasciai andare alla sapienti mani del signor Antonio: con una mano mi sfregava il buchetto e con l'altra mi faceva una poderosa sega.
Ero sì eccitato e trasportato, ma in realtà volevo ben altro.
Il signor Antonio capì i miei desideri, si alzò dalla sua postazione ed andò verso la cucina, prese dall'armadio una bottiglia di olio di oliva e se ne versò un poco sulle mani, le sfregò fra loro e ritornò vicino a me e si rimise al lavoro. Con le dita unte a dovere, stavolta, cercò di farsi largo attraverso il mio buchetto vergine.
Non vedevo l'ora di provare una sensazione del genere e mi piacque molto. L'indice, o meglio, il grosso indice del sig. Antonio, entrava e usciva comodamente dal mio buco, mentre la sua mano nerboruta mi stava segando.
"Ti piace?" Mi chiese.
Annuii.
Ma io volevo ancora di più.
Il sig. Antonio si alzò e si slacció i pantaloni mostrandomi la sua enorme verga, già eretta.
Presi subito a mastrubarlo con desiderio.
Gli sputai sopra e me lo presi in bocca.
"Sei la mia troietta?" Mi chiese il sig. Antonio.
Feci cenno di sì con la testa.
"Bene" mi disse: "mettiti a pecora sul divano, che in un attimo sono da te".
Mi buttai sul divano, con il mio culo posto bello in alto, pronto per farmelo riempire.
Con la coda dell'occhio vidi il signor Antonio che tornava verso la cucina ad oliarsi per bene la sua potente verga.
Venne poi verso di me.
Prima mi sondò il culo con il suo dito indice, che entrò senza fatica. Poi fu la volta del pollice, anche questo non incontrò molta resistenza. Poi provo' con indice e medio, dovette esercitare un po' più forza ma ormai mi aveva allargato per bene. Infine fu la volta del cazzo: mi appoggiò la cappella vicino al buco e pian piano iniziò a spingerla dentro, con delicatezza. Il buco mi faceva un po' male, ma sentire il cazzo del signor Antonio che stava entrando dentro di me mi eccitava talmente tanto che il dolore passò in secondo piano.
Ad un certo punto sentii le palle del sig. Antonio contro le mie. Il suo cazzo era tutto dentro di me e la mia curiosità, la mia perversione era al massimo.
O meglio, al massimo per quel momento. In realtà volevo ancora qualcosa, mi misi quindi a muovere le anche.
Il sig. Antonio comprese l'invito ed inizió a stantuffarmi vigorosamente.
Sentivo il suo cazzo che andare avanti e indietro attraverso il mio buco e il respiro del Sig. Antonio che si faceva sempre più affannato.
Dopo qualche minuto sentii un verso liberatorio, un'ultima spinta finale nel profondo del mio sfintere ed il cazzo del Sig. Antonio che pulsava il suo seme dentro di me.
Dopo qualche secondo il mio amante si lasciò andare sul divano, stremato nelle forze.
Io mi misi seduto a fianco a lui, ero pieno della sua sborra ed orgoglioso di averlo soddisfatto, ma non avevo ancora raggiunto l'orgasmo. Così, colmo di lussuria e desiderio mi feci una sega, sporcando tutto: il mio ventre nudo, il divano, le braccia ed i vestiti del signor Antonio, che rise divertito.
"Rivestiti e vai a casa" mi disse: "il nostro debito è saldato, ma se vorrai venire a trovarmi io ti aspetto volentieri".
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